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Il vento artico ti ha portato su Home » diario di viaggioSecondo trekking al Raudfjorden - Svalbard – Spedizione polare nell’artico

Secondo trekking al Raudfjorden

16 luglio: escursione in montagna

Seconda escursione al Raudfjorden, in montagna, su terreni innevati e col tempo nuvoloso. Ci si divide in due gruppi.

Cominciamo l’escursione, come sempre, dopo colazione. Partiamo dalla spiaggia, dove a volte, a causa delle tantissime alghe morte, non è facile camminare. Formano uno strato morbido e intriso d’acqua, in cui le scarpe affondano bagnandosi.

A tratti si è costretti a guadare dei fiumi che attraversano la spiaggia, o a fare giri più larghi per trovare un facile guado.

Il cielo è coperto da nuvole e il freddo si fa sentire. A tratti cade una leggera pioggia. Troviamo neve ovunque. In breve le mie scarpe, nonostante avessi le ghette, si impregnano d’acqua.

Raggiungiamo una grossa roccia spaccata in due. Ha una forma pressoché ovale ed è tagliata al centro. Alta circa quattro metri, spicca nella desolazione del paesaggio, unica sentinella nel terreno roccioso e innevato.

E’ formata da tantissime pietre saldate dal tempo e dai processi di sedimentazione.

Ripartiamo. E’ a quel punto che le guide decidono di dividere il gruppo in due. Una parte percorrerà un terreno interamente coperto di neve. Io scelgo l’altro gruppo, poiché ho i piedi fradici.

Ci ritroviamo al campo, per la cena. Il tendone diventa anche il nostro asciugatoio. Scarpe, giacche, guanti, berretti, sciarpe: stendiamo tutto su dei fili accanto alla stufa, le scarpe in terra a poca distanza.

Il secondo bear watching

Quella notte mi tocca il turno di guardia dalle 3 alle 5. Anche questa volta indossiamo le grosse tute e ci prepariamo un tè bollente per passare meglio quelle due ore di guardia. Ma dell’orso nessuna traccia.

La mattina, quando stacco dal turno alle 5 e me ne vado in bagno prima di mettermi a letto, vengo attaccato dalla sterna artica, che ha le uova proprio dietro al nostro bagno. Ci prova diverse volte a beccarmi in testa e sul volto, ma riesco a sfuggirle con una corsa.

Torno sui miei passi e finalmente posso usare il bagno. Ma la sterna mi riattacca appena metto piede sul sentiero di neve che porta alle tende.

Infreddolito e stanco mi infilo nella tenda, mi spoglio e mi abbandono al caldo del sacco a pelo. Un’altra giornata nell’artico era finita e un’altra stava per cominciare.

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