Sterna artica
Sterna codalunga: uccello aggressivo dell’artico
Abbiamo fatto la conoscenza della sterna artica (Sterna paradisaea) al Madgalenesfjorden, il nostro secondo sbarco prima del campo. Qualche esemplare se ne stava a terra tranquillo, mentre noi, a gruppi, ascoltavamo la guida italiana che ci spiegava la storia di quel fiordo.
Poi uno del gruppo ha deciso di allontanarsi di qualche metro, nei pressi di una piccola area recintata, i resti di un antico forno, per scattare qualche foto. Ed ecco la sterna alzarsi subito in volo, lanciare il suo grido di guerra, restare immobile in aria sopra l’uomo, come fosse un elicottero, e infine puntare alla sua testa.
L’uomo si allontana, ma la sterna lo attacca diverse volte.
Poi se la prende con me. Un paio di attacchi e ci decidiamo tutti a spostarci più avanti.
La sterna artica attacca l’uomo, ed ha ragione a farlo. Sta proteggendo le sue uova, che evidentemente, anche se non le avevamo viste, erano là, da qualche parte vicino a noi.
Il secondo attacco che ho ricevuto dalla sterna è stato durante un trekking al primo campo. Stavamo camminando sulla spiaggia, quando abbiamo avvistato a pochi metri alcune sterne a terra. Un paio si alzarono in volo, ma una sola attaccò.
Mi ritrovai il suo becco a un paio di centimetri dalla guancia sinistra. Per fortuna ho i riflessi pronti. Quel giorno mi attaccò svariate volte, eppure ci stavamo allontanando. Siamo perfino riusciti a vedere due uova nella sabbia.
L’unico modo per proteggersi è alzare una mano sopra la testa, meglio guantata, oppure impugnare un bastone e alzarlo. La sterna punterà a ciò che sta più in alto. E così procedemmo tutti in fila, per alcuni minuti, con le mani alzate sopra la testa, come bambini che imitano un gallo.
Il terzo attacco alla mia persona è stato il più pericoloso, ma non perché fosse riuscito, bensì per il luogo in cui si è verificato, non una ma più volte: la sterna artica aveva avuto la brillante idea di deporre le sue uova proprio dietro al bagno maschile…
Quel giorno me ne andavo tranquillo sul sentiero che portava al bagno, quando vidi la sterna appollaiata su una roccia, a pochi metri dal nostro bagno. Non mi ero accorto che si era alzata in volo, fin quando non ho sentito il suo grido sopra la mia testa.
Per diverse volte quella mattina presto la sterna tentò di beccarmi la testa, ma riuscii ad allontanarmi e a fare i miei bisogni in pace. Gli attacchi si ripeterono un’altra volta, ma dalla terza cominciai a fare un giro largo per raggiungere il bagno, allontanandomi verso sinistra.
Io e la sterna finimmo per diventare amici. Io continuai a fare un largo giro per raggiungere il bagno e lei se ne restò appollaiata sulla roccia a fare la guardia alle sue uova. Aveva capito che le mie intenzioni, in quella zona delle Svalbard, erano ben altre.
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1 commento »
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Ho visto e subito numerosi attacchi dalla sterna artica in Islanda.Da molti anni studio e disegno il volo degli uccelli,particolarmente i rapaci,e non ho mai avuto paura.. giustamente difendono il loro nido!!!
Commento di luisella — 6 Agosto 2013 @ 15:14